Il sake ha una storia di circa 2000 anni ed è parte della cultura giapponese.
Oggigiorno il mondo del sake è così ampio e variegato che è molto difficile darne una spiegazione unica che sia in grado di raccoglierne tutte le sfumature. Il sake è innanzitutto parte integrante della cultura giapponese e studiarlo ci aiuta a capire meglio questo meraviglioso Paese.
Un esempio su tutti è il modo in cui si serve il sake. Come molti sapranno, non si serve mai il proprio bicchiere (o coppetta) ma si servono gli altri commensali e qualcun altro poi servirà noi. Questo insegna a prendersi cura gli uni degli altri e serve a mostrare attenzione per chi ci circonda e fare in modo che nessun calice sia mai vuoto (non sia mai!).
Si può certamente dire che il sake sia lo specchio delle maniere giapponesi infatti, come si serve il sake, allo stesso modo si serve qualunque altra bevanda alcolica o non alcolica. Sia che stiamo bevendo vino, birra, o del succo di frutta, useremo la stessa attenzione per chi sta bevendo con noi.
Il sake è parte intrinseca della cultura e della vita di tutti i giorni. E’ un omaggio per un’ occasione importante, un regalo da portare al tempio mostrare per rispetto per gli dei, ed allo stesso modo è una bevanda da condividere con gli amici, con la famiglia, con i colleghi!
Oggigiorno il sake è prodotto in tutte le 47 prefetture del Giappone e la maggior parte delle cantine, o sakagura, sono di piccola o media grandezza e spesso sono a conduzione famigliare. Oltre a queste cantine più legate al territorio, ci sono anche cantine che hanno saputo sfruttare al meglio la loro fama ed il loro prestigio e sono diventate delle cantine talmente grandi da poter esportare in tutto il mondo.
Se pensate che il Giappone sia un Paese antico e misterioso, i giapponesi pensano la stessa cosa delle sakagura. Lavorare in una sakagura più che un lavoro è un vero e proprio stile di vita. I kurabito infatti lavorano sei mesi all’anno (a volte di più) senza ferie per 12 ore al giorno e la cantina diventa tutto il loro mondo. I colleghi di lavoro diventano famiglia (che si vada d’accordo oppure no) e tutto gira intorno al riso. Lo si lava, lo si mette in ammollo, lo si cuoce a vapore, si mangia, si beve… la vita dei kurabito è tutta rivolta intorno al riso. Il mondo del sake è sinonimo di cooperazione e perseveranza, che sono due doti essenziali per i giapponesi.
Il sake è lo specchio del Giappone, dove tradizione ed innovazione vanno di pari passo.
Da una lato ci sono cantine a conduzione famigliare che usano pochissimi macchinari e che producono lo stesso sake da decenni e con le stesse tecniche che derivano dal periodo Edo (1603-1868). Dal lato opposto ci sono cantine fanno di tutto per innovare e creare nuovi tipi di sake dagli aromi stravaganti di frutti tropicali, con alte acidità, sake che sono simili a vini bianchi, sake creati con l’aiuto di macchinari moderni e sofisticati e così via.
Cantine talmente moderne che si trovano anche kurabito donne. Perché come forse già saprete, fino a 50 anni fa le donne avevano il divieto assoluto di entrare in cantina ed era impensabile che ci lavorassero o addirittura ne fossero a capo.
La strada è ancora lunga ma ci sono già diverse donne nel mondo del sake, ed anche qualche straniero, e stanno già facendo parlare di loro per le innovazioni che stanno apportando il questo mondo così antico e tradizionale.